Discepole del Vangelo

Commento di Charles al Vangelo di domenica 12 ottobre – Lc 17,11-19

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

«I dieci non sono stati guariti? Dove sono gli altri nove?»…

Come sei buono, mio Dio, sia a guarire questi lebbrosi… sia a insegnarci la carità, la carità in tutto, verso le anime, i cuori e i corpi, la carità verso tutti, verso i riconoscenti e gli ingrati… sia a insegnarci quanto ami, approvi, comandi questa dolce virtù della riconoscenza, con tutto ciò che l’accompagna, azioni di grazie, ringraziamenti, tenero affetto… Come sei buono, con questi insegnamenti come con tanti altri, a portarci a questa tenera, fraterna unione che, da buon padre, vuoi veder regnare tra tutti gli uomini, tra tutti i tuoi figli: la carità e la benevolenza verso tutti, la riconoscenza e i dolci legami che essa forma sono eminentemente adatti a cementare questa unione, quest’unità fraterna che vuoi veder regnare nella tua grande famiglia umana… Direttamente o indirettamente quasi tutte le tue parole, quasi tutti i tuoi esempi hanno per scopo, o di condurci ad amarti perfettamente, o di condurci ad amare il prossimo come noi stessi… Come sei buono, come sei tenero, o mio Dio! «Deus charitas est».

Siamo riconoscenti… Riconoscenti verso Dio dal quale riceviamo tutto, sia quello che riceviamo interiormente! Sia quello che riceviamo esteriormente! Sia ciò che ci viene direttamente da Lui, sia ciò che riceviamo indirettamente per mezzo delle creature: se un uomo ci sorride, ci dice una buona parola, ci fa del bene, è perché Dio, il solo autore di ogni bene, gli mette, con la sua grazia, questo sorriso, questa buona parola sulle labbra, questa buona azione nella volontà. Santa Teresa vedeva solo Dio ovunque lei vedesse il bene; cosa che le toglieva ogni tentazione di attaccarsi alle creature ed elevava il suo pensiero ad ogni istante verso il cielo; facciamo lo stesso; in ogni bene che vediamo nelle creature, in ogni bene che riceviamo da esse, vediamo unicamente la grazia di Dio, l’azione di Dio, ammiriamo la bontà, la bellezza, la tenera delicatezza di Dio, entusiasmiamoci e inteneriamoci alla vista di questi riflessi delle sue perfezioni e di questi riflessi del suo delicato e caldo amore; vediamo solo lui ed eleviamo a lui l’ammirazione, la lode e il ringraziamento del nostro cuore… Ma ringraziamo anche gli uomini che sceglie come strumenti; sono le sue membra, sono qualcosa di lui, qualcosa del corpo di Gesù: «Quello che fate a loro, lo fate a me»[1]. Si è servito di queste membra che sono sue, per farci del bene, ringraziamole, loro a cui dobbiamo d’altronde (poiché sono membra di Gesù) un così religioso rispetto, e un così ardente amore, e testimoniamo loro la nostra tenera riconoscenza con tutti i mezzi adatti.[2]


[1] Cfr. Mt 25,40.

[2] M/392, su Lc 17,11-19, in C. de Foucauld, Cerco i miei amici tra i piccoli. Meditazioni sul Vangelo secondo Luca, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 244-245.