Discepole del Vangelo

Commento di Charles al Vangelo di domenica 5 ottobre – Lc 17,5-10

XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

«Se aveste fede quanto un granello di senape, direste a questo gelso: Sradicati e va’ a trapiantarti nel mare, ed esso vi obbedirebbe»…

Come sei buono, mio Dio! Ci rendi partecipi della tua onnipotenza! Metti nelle nostre mani il tuo potere Supremo! Ci rendi talmente tuoi figli da mettere il tuo scettro nelle nostre mani!… Noi possiamo tutto con la preghiera, ce lo dici formalmente: ogni bene, poiché tu stesso puoi fare solo il bene… Le nostre preghiere sono sempre esaudite: se talvolta sembrano non esserlo, è perché o erano troppo poco ferventi, il loro poco calore ha loro impedito di salire fino al tuo trono… Oppure senza carità per il prossimo: pregandoti non esaudivamo i tuoi figli, non perdonavamo i tuoi figli… O troppo poco umili: il loro orgoglio ha dato loro un odore insopportabile ed ha impedito loro di essere ammesse davanti a te… Oppure troppo poco fiduciose: dopo le tue promesse, la nostra mancanza di fede è per te un insulto… O troppo poco ripetute: tu vuoi che con fede, con fiducia, con la certezza di essere esauditi, ti si chieda, richieda, senza pace né tregua, fino a che si sia esauditi; se ci si scoraggia, punisci questa mancanza di fiducia, questa mancanza di fede nella tua parola (vero affronto) non accordando ciò che tu avresti accordato volentieri a una fede maggiore, provata da più costanza nella preghiera… Talvolta esse avevano uno o due di questi difetti o tutti e tre e tu le avresti esaudite lo stesso, se avessimo seguito la tua indicazione tanto ripetuta di «chiedere al Padre Tuo nel Tuo nome»[1]; di «chiederTi nel Tuo nome», ma per non aver approfittato di questo mezzo per rendere le nostre preghiere incomparabilmente più potenti, per non «aver chiesto nel Tuo nome», non esaudisci le nostre preghiere troppo difettose e che avevano bisogno di questa divina correzione… Talvolta anche le nostre preghiere sembrano non essere state esaudite e in realtà lo sono state in un modo molto più perfetto di quanto noi lo chiedessimo; ti chiediamo una cosa mediocre, tu ci esaudisci, non donandocela, ma donandocene una di molto superiore: noi ti chiediamo la guarigione del corpo di una persona, tu ci esaudisci supremamente accordandoci non questa guarigione, ma quella della sua anima; noi ti chiediamo la vita temporale per qualcuno, tu ci esaudisci supremamente accordandoci per lei, non la vita quaggiù, ma una morte santa e la vita nel cielo…

Come sei buono, mio Dio, come sei buono a esaudirci sempre, sempre, quando ti chiediamo con fervore, umiltà, fede, carità, costanza, nel Nome di Gesù, di esaudirci, o accordandoci ciò che chiediamo, o accordandoci meglio di ciò che ti chiedevamo!… Come sei divinamente buono!

Mio Signore Gesù, fammi la grazia di chiedere, di chiedere molto, di chiedere tutto ciò che vuoi che io chieda; di chiederlo con fervore, carità, umiltà, costanza, fede, nel Tuo Nome!

Io posso, devo chiedere per tutti gli uomini in generale, e per ciascuno in particolare, in modo assoluto, non in modo condizionale, ciò che Tu stesso mi insegni a chiedere per tutti in modo assoluto: «Sia santificato il Tuo nome»… «venga il Tuo Regno»… «sia fatta la Tua volontà da tutti gli uomini sulla terra come è fatta dagli angeli in cielo»[2]… «Da’ a tutti noi il pane della grazia, il pane della Santa Eucarestia, il pane che consiste nel fare incessantemente la Tua volontà»… «Perdona le nostre offese»… «Non lasciarci soccombere alla tentazione»… «Liberaci dal peccato e dal demonio in questa e nell’altra vita»… Tutte queste parole ritornano a chiedere «lo spirito buono»[3], «la Sapienza» che Nostro Signore ci ha promesso di non rifiutarci mai… Qui egli ce le fa chiedere formalmente e assolutamente per tutti gli uomini; d’altronde non ameremmo tutti gli uomini «come noi stessi»[4], se non cercassimo di ottenere per loro lo «spirito buono», «la Sapienza», i doni del «Pater», cioè: i soli veri beni… Chiediamoli dunque formalmente, assolutamente, come Gesù ci insegna, per tutti gli uomini, perché noi dobbiamo amare tutti gli uomini ugualmente (noi stessi con loro, come uno di loro, non più degli altri, «gli altri come noi stessi») per il motivo superiore che tutti gli uomini sono membra di Gesù (come materia prossima o remota del Suo Corpo mistico)[5] e di conseguenza parte di Gesù, cioè degni di un rispetto e di un amore quasi infiniti. Chiediamolo poi più particolarmente per quelli di cui siamo specialmente incaricati (genitori, amici, benefattori, vicini, ecc.); e chiediamolo più particolarmente che per tutti gli altri, per noi stessi, perché siamo incaricati più specialmente di noi stessi che di tutti gli altri.[6]


[1] Cfr. Gv 16,23-24.

[2] Per queste citazioni e le successive, cfr. Mt 6,9-13.

[3] Cfr. Sal 143(142),10.

[4] Cfr. Lc 10,27.

[5] Cfr. supra, M/272, nota 45.

[6] M/390, su Lc 17,5-6, in C. de Foucauld, Cerco i miei amici tra i piccoli. Meditazioni sul Vangelo secondo Luca, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 239-241.