XVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C
«Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà affatto tolta».
Mio Dio, come sei buono a difendere la tua serva che sua sorella attacca!… Come sei buono a difendere, una volta per tutte, tutti coloro che lasciano tutto per vivere nella tua divina contemplazione!… Come sei buono a dichiarare «la sola cosa necessaria» e «la parte migliore» la cosa più dolce del mondo, quella che rende la nostra vita un cielo, la tua contemplazione, o beneamato Gesù!
Una sola cosa è necessaria, o Gesù, amarti e compiere di ora in ora le opere richieste dall’amore… Un solo atto d’amore vale più dell’universo… Offrirti un atto d’amore è donarti di più che offrirti in sacrificio mille mondi… L’anima umana è talmente superiore alla materia, che offrirti il più piccolo atto di virtù puramente spirituale vale più che offrirTi tutti i mondi materiali possibili: a maggior ragione, il più piccolo atto d’amore, che è la più sublime delle virtù, è un’offerta infinitamente superiore a tutte le offerte materiali possibili… Occorre tuttavia in alcuni casi, quando Dio vuole, compiere per lui delle opere materiali, perché spirito e materia, tutto il nostro essere deve adorarlo e servirlo, ma sappiamo bene che la dignità della nostra anima e la sua superiorità sono tali che il più piccolo atto di virtù puramente spirituale dell’anima ha maggior valore di tutti gli universi, di tutti i mondi materiali possibili; questo ci mostra fino a che punto «una cosa sola è necessaria», l’amore ardente nel cuore; fino a che punto «Maria ha scelto la parte migliore», e fino a che punto sarebbe derubare Dio il togliere a Maria una contemplazione che in tutti i momenti lo glorifica di più di quanto non lo farebbe l’offerta di tutti i mondi… Questo mostra anche che l’anima che vuole glorificare Dio deve andare con Maddalena ai Suoi piedi e là vivere nella contemplazione (dandole come custodi il silenzio e la solitudine), e restare in questa vita di pura contemplazione fino alla morte, a meno che Dio stesso non chiami chiaramente a un lavoro esteriore, come ha fatto con San Giovanni Battista e gli apostoli… Allora, dobbiamo obbedire, bene inteso, poiché l’obbedienza è il primo dovere dell’amore, ma mentre ci dedichiamo a tutte le opere esteriori che Dio ci chiede, dobbiamo restare con l’anima seduti ai Suoi piedi, dobbiamo dimorare interiormente nella contemplazione di Gesù pur agendo esteriormente al suo servizio… Non cessiamo allora di condurre la vita di Maddalena, ma vi uniamo quella di Marta, come ha fatto Gesù la cui contemplazione è stata sempre incessante… ma per poter unire così le due vite, bisogna aver condotto a lungo la vita di Maria nella solitudine e nel silenzio, ecco perché Dio chiama alle opere esteriori le anime che vogliono glorificarlo solo dopo aver fatto loro trascorrere molto tempo prima di tutto nella contemplazione solitaria, in cui forma e fortifica la loro anima in modo tale che possano rimanere in seguito contemplative per il resto della loro vita pur essendo attive; se fossero attive senza essere contemplative, lo glorificherebbero molto poco, dal momento che le opere esteriori sono di un valore infinitamente minore degli atti puramente interiori, come abbiamo visto… San Giovanni Battista, San Paolo sono degli esempi di questa condotta divina: Dio li ha stabiliti prima nella vita contemplativa con una lunga solitudine, poi li ha chiamati a una vita attiva per far sì che unissero ai meriti molto superiori della contemplazione, nella quale erano stabiliti e che non hanno cessato di praticare in tutti gli istanti della loro vita, i meriti molto inferiori, ma tuttavia molto reali, della vita attiva, aggiungendo i secondi ai primi senza mai perdere i primi… La vita di Maddalena è dunque talmente superiore a quella di Marta, che non si può procurare molto la gloria di Dio soltanto con quest’ultima, e che per glorificare molto Dio, bisogna assolutamente unirvi la prima, il cui valore è incomparabilmente più grande.[1]
[1] M/343, su Lc 10,25-37, in C. de Foucauld, Cerco i miei amici tra i piccoli. Meditazioni sul Vangelo secondo Luca, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 176-178.