Discepole del Vangelo

Commento di Charles al Vangelo di domenica 26 marzo – Gv 11,1-45

V domenica di Quaresima – anno A

«Gesù amava Maria e Marta e Lazzaro… Gesù pianse».

Come sei buono, mio Dio, che approvi, incoraggi, consigli le sante amicizie con il tuo esempio formale!… Come sei buono, mio Dio, che approvi, santifichi le lacrime versate sulle morti degli amici, dei genitori, sui dolori di quelli che amiamo, con il tuo esempio formale! Non temiamo di avere sante amicizie, poiché Nostro Signore ce ne dona così formalmente l’esempio… Senza dubbio dobbiamo amare tutti gli uomini dello stesso amore a causa di questo amore che dobbiamo a ciascuno come una delle membra di Gesù… Membra di Gesù! Ogni uomo è tale come materia prossima o remota del suo Corpo mistico, e questa qualità rende così sacri, così venerabili, che l’amore che si deve a tutti gli uomini per questo fa sparire tutte le altre cause di amore nella sua immensità: questa causa è una causa trascendente, partecipa all’infinito di Gesù e tutte le altre cause d’amore, per quanto reali siano, si perdono e diventano dei niente davanti a questo infinito… Tuttavia c’è una differenza reale tra gli uomini; Dio ama ogni uomo, sia in questa vita, sia nell’altra, secondo il bene che è in lui… Dio è perfetto, lui solo sa tutta la verità, lui solo conosce il bene che è nelle anime; noi non vediamo che le apparenze, per cui san Giovanni della Croce dice che da una parte per imitare Dio, nella sua perfezione, dovremmo amare ogni uomo secondo il bene che è in lui, d’altra parte, a causa della nostra ignoranza del bene che è in loro [gli uomini], bisogna amarli tutti ugualmente, in vista di Dio… Eppure Nostro Signore ci dona l’esempio di amicizie particolari che sembrano supporre un amore disuguale per tale e tal altro… Distinguiamo tra l’amore valutativo e l’amore intensivo. 1° Valutativamente, amiamo tutti gli uomini ugualmente, a causa primariamente della dignità uguale e trascendente che hanno tutti come membra di Gesù, secondariamente, dell’impossibilità in cui siamo di conoscere con certezza il bene che è in ciascuno. 2° Intensivamente, amiamo di più quelli che conosciamo («Come amare Dio che non si conosce, se non si amano gli uomini che si conoscono?») e nei quali vediamo qualche cosa delle bellezze divine, nei quali intravediamo un riflesso della bontà, della giustizia, della santità di Dio, sull’esempio di Gesù che amava di un’amicizia particolare, Giovanni, Maddalena, Marta, Lazzaro… Nostro Signore, che godeva costantemente della visione beatifica, non poteva affliggersi, piangere, a meno di un permesso particolare, di una volizione particolare della volontà divina, poiché la tristezza, le lacrime non appartenevano al suo stato d’animo, allo stato di unione perfetta con Dio in cui fu necessariamente sempre: l’afflizione, le lacrime non potevano trovarsi in Gesù se non per un miracolo spirituale. Nostro Signore ha fatto questo miracolo per noi, per mostrarci il suo amore per gli uomini, e per insegnarci che non bisogna temere di versare lacrime sui dolori umani, sulle morti dei genitori, degli amici; le lacrime, la compassione, il dolore in certe circostanze, sono un effetto necessario dell’amore fintantoché si è nello stato di passibilità. Quasi tutti gli uomini sono in questo stato: occorre un miracolo spirituale, bisogna essere elevati soprannaturalmente da Dio, allo stato di unione, per trovarsi, come gli angeli, nello stato di impassibilità… Addirittura questo stato non è mai assolutamente permanente per i mortali. Eccetto il caso eccessivamente raro in cui un’anima si trova attualmente elevata da Dio allo stato di unione, e nello stesso tempo all’impassibilità che ne fa naturalmente parte, la passibilità fa necessariamente parte della natura umana, e di conseguenza il dolore di veder soffrire l’essere amato, di perderlo, di vederlo ammalato, di vederlo cattivo, ingrato, indifferente accompagna necessariamente l’amore; nello stato di passibilità che è lo stato ordinario dei mortali, il dolore accompagna necessariamente l’amore in molti casi; Nostro Signore ha fatto un miracolo spirituale per approvare questo dolore, queste lacrime dell’uomo passibile che ama. Ha voluto versare lacrime (benché esse non appartenessero al suo stato d’animo e abbia dovuto fare per questo un miracolo spirituale) per approvare, incoraggiare il dolore e le lacrime che accompagnano necessariamente l’amore negli uomini passibili.

(Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo)