Come sei buono, mio Dio! Tutte, tutte, tutte le tue parole sono dette per condurci a un unico fine: amarti… In effetti è assolutamente impossibile avere il cuore allo stesso tempo pieno di te e pieno delle creature… bisogna che sia vuoto dell’uno o vuoto dell’altro… Se è vuoto delle creature, tu lo abiti, «vi fai arrivare il tuo regno», ci vivi: «non è più lui che vive, sei tu che vivi in lui»

Non usiamo il nostro tempo, le nostre risorse, i nostri beni, quello che abbiamo e quello che siamo, per parlare di Dio ai giusti, per fare dei regali ai ricchi, per far piacere ai felici… ma per chiamare a Dio i peccatori, per dare ai poveri quello che manca loro, per consolare gli sventurati…

Qual è questa porta? Sei tu, mio Dio, perché altrove dici: «Io sono la porta»… Sì, mio Dio, sei tu, perché quando si entra attraverso di te, si entra per la migliore delle porte….
(…) Perché dici che sei una porta stretta? (,,,) non è così stretta che non ci si possa passare con facilità, ma intendi dirci che bisogna necessariamente entrare nei limiti di questo passaggio; è come se ci fosse: «Passate per la strettezza della porta… passate nel passaggio della porta… passate entro i limiti della porta».