Discepole del Vangelo

Commento di Charles al Vangelo di domenica 31 marzo – Gv 20,1-9

Domenica della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo

«Maria!… Rabbunì!… Va’ dai miei fratelli…».

Mio Dio come sei divinamente tenero!… Come sei affettuoso, come sei buono!… Risuscitato, le tue prime apparizioni sono due apparizioni di consolazione alle due anime più morenti di dolore per la tua Passione e la tua morte: a tua Madre innanzitutto, «alla quale apparisti in primo luogo, e vicino alla quale rimanesti a lungo», come hai detto a santa Teresa; a Maria Maddalena poi… Con quale dolcezza apparisti a questa cara santa, la tua «adoratrice appassionata», come la si chiama! Quale dolcezza in questo «Maria!»… Da quale voce sarà stato detto!… E poi, mio Dio, quale divina tenerezza per noi tutti, per tutti gli uomini di tutte le età, nelle parole che lasci cadere: «Va’ a dire ai miei fratelli»! Ci chiami tutti «tuoi fratelli»! Come questo è dolce, come sei buono! Siamo teneri come Gesù, affettuosi come lui… Consoliamo come lui gli afflitti, e in primo luogo coloro che lui stesso ha messo più vicino a noi nella vita, una madre, un’anima cara; e quelli che hanno più bisogno di consolazione, quelli che sono più vicini a cedere sotto un dolore più straziante… Consoliamo, consoliamo come lui i suoi fratelli che sono i nostri, consoliamo le sue membra, le parti del suo stesso corpo, queste sue membra di cui ha detto: «Ciò che farete a uno di questi piccoli, lo farete a me»… Siamo come lui dei teneri consolatori, dei fratelli affettuosi per tutti gli afflitti, per tutti gli uomini, soprattutto per quelli di cui ci ha più specialmente incaricato, ma per tutti, poiché di tutti ha detto: «Ciò che farete a uno di questi piccoli, lo farete a me»… Poiché Gesù si degna di chiamarci suoi fratelli, mostriamoci veramente suoi fratelli, amandolo, tenendogli compagnia, con una imitazione e una contemplazione continue, cercando incessantemente di essergli graditi per mezzo di una obbedienza perfetta, servendolo, facendo tutti i nostri sforzi per aiutarlo (cioè: per servirgli da strumenti fedeli; poiché come aiutare Dio un uomo che non può nulla se non per mezzo di Dio?) a compiere la sua opera sulla terra, cioè a glorificare Dio (cosa che si fa cercando di santificare più che si può se stessi e tutti gli altri uomini e per questo bisogna santificare se stessi il più possibile e santificare se stessi consiste nell’amare Dio più che si può… Tutto ritorna sempre ad amare Dio, amare Dio: è lì che tutto inizia, lì che tutto finisce; è da lì che dobbiamo noi stessi iniziare e finire; è questo amore che deve riempire l’inizio, il centro e la fine di tutti i nostri istanti, di tutti i nostri atti, di tutta la nostra vita… Amiamo Gesù perfettamente e saremo suoi fratelli perfetti, suoi veri fratelliL’amore contiene il compimento di tutti i doveri, di tutte le perfezioni: amiamo, amiamo Gesù!).

Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo.