Sacratissimo Cuore di Gesù – Anno C
«Egli va da quella che era perduta, finché non la trova, e quando l’ha trovata, la mette sulle sue spalle, gioioso…».
Come sei buono, mio Dio! e come è tenero questo divino Pastore che va, fra monti e valli, attraverso rocce e cespugli, per cercare questa pecora infedele! È fino al Calvario che sale per cercarla!… Non è solo il sangue dei suoi piedi, ma quello di tutto il suo corpo che egli dona per trovarla! Dona per lei, come dice santa Teresa, il suo riposo, il suo onore e la sua vita… E non si accontenta di cercarla, di cercarla a lungo, no, la cerca finché la trova: sembra che sia sempre possibile salvare un’anima: «II figlio di tante lacrime non potrebbe perire»[1]… «Cercate e troverete»[2]… «è impossibile agli uomini, ma tutto è possibile a Dio»[3]. Dio rispetta sempre la libertà umana, ma ha dei tesori di grazia d’una potenza suprema, e li effonderà sulle anime se sapremo ottenerli da lui, a forza di preghiere: molto di più, egli non chiede, non desidera se non di effonderli e ci rimprovererà un giorno di non averli saputi ottenere da lui per tante povere anime che avremmo potuto e dovuto salvare con le nostre preghiere. «Chiedete… Non mi avete ancora chiesto nulla… Chiedete nel mio nome…»[4] diceva, ripeteva ai suoi apostoli… Si dice che Santa Teresa abbia salvato milioni di anime con le sue preghiere, con i suoi sospiri.
E dopo averla trovata, egli la prende sulle sue spalle. Non soltanto la abbraccia, non va solo incontro a lei come il padre del figliol prodigo, no, va a cercarla, a cercarla finché la trova, e allora se la carica sulle spalle… Come sei divinamente buono, o Buon Pastore!… E allora questa povera pecora, così felicemente salvata dopo essere stata così perduta, deve proprio rallegrarsi, ma no, non si dice che è lei che si rallegra, è questo Pastore buono, divinamente buono, a rallegrarsi d’aver ritrovato questa povera pecora così colpevole e così sporca… È la mia storia, o mio Dio, è così che mi hai cercato, ritrovato, riportato, colpevole e sporco, all’ovile e messo vicino a te, non nell’ovile comune, con le altre pecore, ma nella tua stessa stanza, «in abscondito faciei tuae»[5]… Come sei buono, o mio Dio!
Facciamo agli altri ciò che Gesù ha fatto per noi… Imitiamo l’esempio di Gesù buon pastore, correndo alla ricerca delle pecore smarrite, sempre con le nostre orazioni, e con corse reali, materiali, ogni volta che la sua volontà ci chiama a questo… corriamo in quest’ultimo caso come Gesù ha corso, «sacrificando il nostro riposo», come Gesù nella sua vita pubblica, «sacrificando il nostro onore» come Gesù schernito e condannato come bestemmiatore, «sacrificando la nostra vita» come Gesù crocifisso… Corriamo come il buon Pastore, «finché non abbiamo trovato la pecora»; benché Gesù rispetti la libertà umana, non pone limiti alla sua grazia e ha tesori di grazia irresistibili: spetta a noi rapirglieli, è il più ardente desiderio del suo Cuore… E dopo averla trovata, se Dio ce ne fa la grazia, non abbiamo per lei né rimproveri, né parole aspre, né severità: il pentimento scenderà più tardi nel suo cuore, sta a Dio stesso farvelo discendere con la sua grazia interiore; da parte nostra, abbiamo solo parole di tenerezza, di compassione, d’amore; abbracciamola, rendiamole la sua prima tunica, uccidiamo il vitello grasso, prendiamola sulle nostre spalle, rallegriamoci e diciamo alle anime che amano Dio di rallegrarsi con Lui, con gli angeli e con noi, perché «c’è più gioia nel cielo per un peccatore che fa penitenza che per 99 giusti che non hanno bisogno di penitenza».[6]
[1] È la citazione di un dialogo tra sant’Ambrogio e santa Monica che Agostino riporta nelle Confessioni. Cfr. Sant’Agostino, Confessioni III, 12, 21.
[2] Mt 7,7.
[3] Mt 19,26.
[4] Cfr. Gv 16,24.
[5] «Nel segreto del tuo volto», Sal 30(31),21.
[6] M/380, su Lc 15,1-7, in C. de Foucauld, Cerco i miei amici tra i piccoli. Meditazioni sul Vangelo secondo Luca, Centro Ambrosiano, Milano 2024, 222-224.