III domenica di Pasqua – Anno C
«Pasci le mie pecore».
Come sei buono, o mio Dio, o buon Pastore, a lasciare, salendo al cielo, un pastore alle tue pecore, un pastore infallibile nelle sue definizioni di fede, che conduce infallibilmente le nostre anime ai pascoli della verità, un pastore che ci governa, che ci istruisce nel tuo nome!
Abbiamo una grande devozione per il N.S. Padre il Papa, un grande rispetto per i suoi ordini, una grande fede nei suoi insegnamenti, una fede cattolica per tutto ciò che egli definisce ex cathedra come dogma di fede… Preghiamo molto per Lui, amiamolo molto, offriamo a Dio per essere applicate alle sue intenzioni tutte le nostre preghiere, le buone opere, i meriti, le mortificazioni, la croce della nostra vita; applichiamo le nostre messe, le nostre comunioni molto spesso a lui e alle sue intenzioni. Sia una delle nostre principali devozioni. Veneriamolo, obbediamogli, amiamolo, sosteniamolo, soccorriamolo, difendiamolo, con tutto il nostro cuore… Siamo per lui il più tenero dei figli… Se «tutto ciò che facciamo a uno di questi piccoli»[1] lo facciamo a Gesù, quanto più facciamo a Lui tutto ciò che facciamo a colui che egli ha scelto, posto, per rappresentarlo quaggiù![2]
[1] Cfr. Mt 25,40.
[2] M/523, su Gv 20,30-21,17, in C. de Foucauld, Stabilirci nell’amore di Dio. Meditazioni sul Vangelo secondo Giovanni, Centro Ambrosiano, Milano 2025, 223-224.